Frasi celebri, citazioni e aforismi sul SAPERE
Sapere e non agire equivale a non sapere.
(Yukio Mishima)
Sapere, Passato e Bellezza rappresentano le tre grandi prospettive che da sempre caratterizzano e per più versi racchiudono l’ intera nostra vicenda, le tre prospettive che da secoli sono valse a mantenere questa piccola penisola mediterranea al centro dell’attenzione del mondo, portando il nome italiano oltre ogni confine.
(Ernesto Galli della Loggia)
Per avere di più, è necessario produrre di più. Per produrre di più, è necessario sapere di più.
(slogan comunista)
Non c’è motivo sociale evidente nell’acquisto di puro sapere, non c’è chiaro beneficio sociale nel procurarselo. (John Dewey)
L’aumento del sapere è solo un agente per progredire, in quanto porta le persone a ragionare sulle questioni sociali, sull’abolizione dei privilegi di classe, sull’eguaglianza delle probabilità in questa lotta per l’esistenza, che si fa sempre più acuta.
(Edward Clodd)
Io non lo vedrò, ma i miei nipoti vivranno in un mondo in cui non si sarà discriminati per i soldi o il colore della pelle, ma per l’accesso al sapere.
(Carlo De Benedetti)
In ogni caso val più il sapere, che l’havere; perche se la fortuna si ribella, la scienza non abbandona mai l’huomo: la robba si consuma, e la scienza cresce, e è in maggiore stima il poco saper del savio, ch’il molto possedere del ricco.
(Mateo Alemán)
Impegnatevi nella ricerca del Sapere, dovreste per questo andare sino in Cina.
(Maometto)
Io credo infatti che faccia parte del sapere il volersi rendere manifesto e non contentarsi di un’esistenza nascosta. Il sapere muto mi pare pericoloso, perché, ammutolendo sempre più, finisce per diventare un sapere segreto che poi deve vendicarsi della propria segretezza.
(Elias Canetti)
Io dunque ho dovuto sopprimere il sapere per sostituirvi la fede.
(Immanuel Kant)
Il secondo criterio interno per stabilire la qualità sapienziale delle mie conoscenze consiste nel chiedersi se vi è proporzione tra le cose che so e quelle che dovrei sapere.
Proporzione cioè tra scita e scienda, tra le cose che so professionalmente e le cose che dovrei sapere come uomo. Questo è chiaramente un criterio contro la tabe dello specialismo in cui tizio sa tutto, come direbbe Schopenhauer, sugli intestini dei vermi intestinali, ma non sa nulla, né mai ha avuto l’interesse ad occuparsene, su quello che lo riguarda come uomo, su quei messaggi anzitutto religiosi che gli dicono che ha un destino, che va inesorabilmente verso un certo posto chiamato morte, che ha una vita sola in cui è imbarcato e che deve giocare. (Emanuele Samek Lodovici)
Il non sapere, quando non è restato da te, non è vergogna, ma sì bene, il non volere imparare.
(Benedetto Varchi)
È meglio essere infelici, ma sapere, piuttosto che vivere felici… in una sciocca incoscienza.
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota)
Da qui l’impasse: se il sapere è potere, l’istanza che deve produrre emancipazione, cioè il sapere, è al tempo stesso l’istanza che produce subordinazione e dominio. Ed è per questo che, con un ennesimo salto mortale, l’emancipazione radicale si può avere solo nel non-sapere, nel ritorno al mito e alla favole. L’emancipazione, così, gira a vuoto. Per amore della verità e della realtà, si rinuncia alla verità e alla realtà, ecco il senso della “crisi dei grandi racconti” di legittimazione del sapere.
(Maurizio Ferraris)
Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo.
(Socrate)