Aziende orafe italiane: solo il 30% vende tramite e-commerce

É cosa nota il fatto che il Made in Italy sia un’eccellenza, tra gli altri settori, anche in quello dell’oreficeria, tuttavia queste imprese italiane dimostrano di valorizzare ancora molto poco il commercio elettronico: è questo ciò che è emerso da un’indagine condotta da Federpreziosi, Federazione Nazionale delle Imprese Orafe Gioielliere Argentiere e Orologiaie, che si può consultare a questo link del sito web ufficiale.

Il dato emerso dall’indagine di Federpreziosi

La ricerca in questione è stata condotta, dalla Federazione, per fare il punto sulle difficoltà che il mondo dell’oreficeria italiana ha dovuto fronteggiare durante il periodo del lockdown e, in generale, a seguito della pandemia legata al Covid-19, tuttavia tra i molteplici dati messi in evidenza spicca anche quello citato, ovvero appunto che solo poche imprese esercitano la loro attività commerciando in rete.

Nello specifico, su un campione di 500 intervistati, ovvero imprenditori del settore, è emerso che il 70% delle imprese del settore non opera attraverso e-commerce, e questo è sicuramente un dato che va a cozzare con la crescita esponenziale di cui il commercio elettronico si sta rendendo protagonista.

Un dato che stride con il boom dell’e-commerce

Da ormai diversi anni, infatti, il business del commercio online continua a crescere, e nel 2020 il trend di crescita sarà probabilmente ai massimi storici.

Sono diverse le ricerche che sottolineano tale aspetto, si pensi ad esempio a quella curata dall’Osservatorio eCommerce B2C di Netcomm, Consorzio del Commercio Digitale Italiano, e della School of Management del Politecnico di Milano.

Nello studio in questione si rileva infatti che nel 2020 il business complessivo del commercio elettronico potrebbe ammontare, limitatamente all’Italia, a 22,7 miliardi di euro, cifra corrispondente al +26% rispetto al 2019.

Come detto, il commercio elettronico sta crescendo costantemente sia per quel che riguarda i fatturati che a livello di numero di clienti, ma il dato relativo al 2020 sarà esponenziale e risulta evidente che esso sia dovuto al periodo di lockdown.

La quarantena che gli italiani hanno dovuto rispettare, infatti, ha portato a comprare online anche i più ferrei tradizionalisti che di commercio elettronico non ne hanno mai voluto sapere, ecco perché il business delle vendite online è cresciuto così tanto; ci sono peraltro tutte le premesse affinché tale trend non sia temporaneo, ma rimanga ben stabile nel tempo.

Poca propensione all’innovazione

Come mai, allora, le aziende italiane operanti nel settore dell’oreficeria non valorizzano a dovere questo canale? Trovare una risposta a questa domanda sembra davvero difficile, l’impressione infatti è che queste realtà stiano rinunciando a grandi opportunità.

Probabilmente, alla base di questa tendenza vi è il fatto che tali imprese sono particolarmente tradizionaliste e il fatto che si tratti prevalentemente di microimprese contribuisce ad avere un approccio al mercato poco propenso all’innovazione: nei dati a cura di Federpreziosi, infatti, si evidenzia come il 74,6% delle imprese abbia dimensioni molto piccole, con un numero di addetti compreso tra 1 e 3, e le imprese con più di 10 addetti non superano il 4,8% del totale.

Sarebbe assolutamente il caso, dunque, che anche queste aziende valorizzassero a dovere il commercio online e, in generale, anche la loro presenza in rete, magari tramite un sito Internet ufficiale o attraverso la cura dei Social Network: i dati citati sono un chiaro simbolo del fatto che le imprese di questo settore siano decisamente indietro.

Ovviamente non è il caso di generalizzare, esistono infatti molte aziende italiane che dimostrano grande avanguardia per quel che riguarda la loro presenza online, come ad esempio www.crieri.com, ma in generale non si può non riscontrare come questo settore sia ancora troppo ancorato all’idea più classica di commercio.

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